La canzone e la mitizzazione del volontario

Una fonte particolarmente evocativa, ma al contempo sfuggente, è la canzone con contenuto politico. Attraverso questo genere di fonte è possibile esplorare, attraverso elementi testuali e metatestuali, l'invito alla mobilitazione, la descrizione dei volontari che combattono ma anche la capacità della musica di costruire un immaginario mitico a proposito della fazione che descrive. 

Canti della guerra civile spagnola

Analizzando due diverse canzoni della guerra civile spagnola, è possibile mettere in evidenza la costruzione di due diversi immaginari: l'uno proiettato verso l'esterno e uno verso l'interno.

Nel primo caso ci riferiamo all'inno tedesco delle brigate internazionli (Lied der Internationalen Brigaden, nell'esecuzione del cantante e attore Ernst Busch). 

La canzone è rappresentativa perché proposta dai volontari esuli dal proprio paese a causa del nazismo, ma anche indirizzata a un popolo più ampio per indicare che la lotta europea contro il fascismo non si deve arrestare. 

Tale messaggio emerge con chiarezza dalla prima strofa che riportiamo in traduzione qui a lato.

 Nella costruzione del "mito" questa canzone si rivolge soprattutto alla causa della mobilitazione internazionale, al contrario di altri brani che sono più epico-descrittivi delle condizioni del fronte.

Il secondo caso è quello di Se me quieres escribir, una canzone di cui esistono più versioni e che costituisce anche la main-line musicale del film Terra e Libertà di Ken Loach. Nella versione che abbiamo scelto si possono isolare alcune strofe che descrivono la vita al fronte del miliziano volontario che rivendica la sua scelta di difendere la repubblica contro il fascismo.

In alcune delle svariate versioni di questa canzone si segnalano anche strofe che stigmatizzano il comportamento degli ufficiali che non muoiono al fronte e quindi l'uso di questa canzone è prevalentemente "interno" allo schieramento repubblicano: se da un lato serve a costruire il mito del volontario al fronte, dall'altro è strumento di rivendicazione interna a una parte del conflitto.


Noi, nati in una patria lontana non abbiam portato nessun odio nel cuore. Ma la patria non l'abbiam perduta, la nostra patria oggi è innanzi a Madrid. I fratelli spagnoli son sulla barricata, i nostri fratelli son contadini e proletari. Avanti, Brigata Internazionale! In alto la bandiera della Solidarietà

Se mi desideri scrivere, già sai il mio indirizzo: terza brigata mista, prima linea di fuoco 

La "musica pop bellica" filo-curda

Affrontare il discorso a proposito delle canzoni a sostegno della lotta in Kurdistan è più complesso, soprattutto a causa della difficoltà a reperire traduzioni dalla lingua curda.

Ci si può concentrare su di una canzone reperita su youtube e che si distingue per un numero abbastanza elevato di contatti (circa 550.000), se si considera il genere e il tema.

Il brano è cantato dalla popolare cantante curda Hazan Alin e si intitola "Peshmerge", con riferimento ai combattenti curdi. Come è immaginabile le notevoli difficoltà a reperire una traduzione ufficiale induce a soffermarsi su una critica dell'estetica del videoclip. 

L'intero video, montato secondo canoni artistici simili a quelli dei brani delle major musicali, enfatizza un certo militarismo: parate, soldati inquadrati che sfilano, ostentazione di armi. Colpisce perché è una dimostrazione muscolare, all'interno della quale anche la cantante si cala perfettamente indossando una tuta mimetica e cantando mentre sfila a passo marziale.

Ciò che è curioso è scoprire che la canzone non è un inedito, ma si tratta di un riadattamento di una popolare canzone del cantautore Sivan Perwer. 

Eccone infatti un'altra versione.

Nel video, risalente probabilmente agli anni della caduta di Saddam, il cantautore si esibisce nella medesima canzone. La costruzione del video presenta tuttavia un'estetica del tutto diversa, più sovrapponibile allo "stereotipo" del guerrigliero mediorientale: vengono in questo caso enfatizzate le dimensioni tradizionali dell'abbigliamento, l'assenza di divise, la disorganizzazione dei miliziani.

A partire da questa doppia rappresentazione del peshmerga ci si può interrogatr sull'uso del termine. Spesso i mass media utilizzano indistintamente il termine "peshmerga" (parola curda che significa letteralmente "di fronte alla morte") ma il vocabolo con il tempo si è trasformato: i peshmerga, da "guerriglieri" che si opponevano al regime di Saddam Hussein negli Ottanta e Novanta, sono diventati veri e propri soldati inquadrati in un esercito regolare, sepsso approvvigionato dagli Stati Uniti. 

Nella costruzione del mito "peshmerga" probabilmente anche i video caricati su youtube hanno una certa importanza.

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